Nelle ultime settimane ha fatto scalpore la notizia che alcuni comprensori sciistici dell’arco alpino avrebbero deciso di non aprire gli impianti, non potendo sostenere i costi energetici per tenerli in funzione, per alimentare i cannoni della neve artificiale e per muovere i mezzi che battono le piste. Altri hanno dichiarato che aumenteranno il prezzo dello skipass oppure che lo “agganceranno” a quello dell’energia.
Sul Corno alle Scale tutto tace, ma già alla fine della scorsa stagione, gli stessi gestori avevano lanciato il loro allarme: bilancio in rosso e necessità di attingere alle casse pubbliche per tenere in piedi la baracca. Nel frattempo, il prezzo dell’elettricità è pressocché raddoppiato.
Nell’articolo che pubblicammo allora ci chiedevamo se avesse senso ampliare un comprensorio del genere, che ha bisogno di 150mila metri cubi di neve artificiale per aprire le sue piste a meno di 350 persone al giorno e che impiega in media 50 lavoratori sull’arco di 12 mesi. A questo quadro, oggi vogliamo aggiungere un ulteriore elemento critico, ovvero i costi di quell’ampliamento, e in particolare della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo.
Un’altra delle notizie che ha tenuto banco sui giornali, nell’ultimo anno, è infatti l’aumento vertiginoso delle spese nei cantieri edili, al punto che il governo, a novembre 2021, ha emanato un primo decreto per integrare i bandi delle opere già in corso. E nonostante questo, a settembre, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili ha lamentato un ulteriore rincaro del 35% rispetto alle tabelle di quei ristori.
Alla luce di tutto questo, ci chiediamo a che cifra corrispondano, oggi, i 5,8 milioni di euro previsti dal progetto definitivo di “ammodernamento” degli impianti al Corno, compresa la nuova seggiovia. Quel progetto è stato depositato il 6 dicembre 2021, con prezzi identici a quelli assunti negli elaborati preliminari, risalenti al dicembre 2019 e al marzo 2020. E già questo significa che nessuno si è preso la briga di aggiornarli.
Rivolgiamo il nostro interrogativo alle due amministrazioni che sostengono l’opera, ovvero il comune di Lizzano in Belvedere e la Regione Emilia-Romagna. Dal nostro punto di vista, il nuovo impianto non si dovrebbe costruire nemmeno gratis, ma trattandosi di soldi pubblici riteniamo che si dovrebbero informare le persone in maniera trasparente, perché di certo quei 5,8 milioni non bastano più.
Conoscendo bene i tempi ( e la volontà) di risposta dei nostri interlocutori, in attesa di una loro reazione, abbiamo cercato di calcolare noi una cifra possibile, o meglio una forchetta minimo/massimo, applicando:
- le variazioni percentuali nei prezzi dei materiali indicate dal DM dell’11 novembre 2021 del Ministero delle Infrastrutture
- L’ulteriore aumento del 35% calcolato dall’ANCE (rivendendolo però al ribasso, visto che qui non si parla di un cantiere edile)
Il totale aggiornato minimo che abbiamo così ottenuto è di 10,2 milioni di euro, quasi il doppio di quello previsto dal progetto definitvo.
Ora: qualsiasi opera pubblica deve tenere conto del rapporto tra costi e benefici. Procedere “a qualunque costo” non è mai auspicabile, né tanto meno ragionevole. Ci chiediamo allora se la Regione Emilia-Romagna stia valutando questo vertiginoso aumento dei prezzi e se ritenga che, anche a fronte di tale aumento, il gioco continui a valere la candela.
Noi, come detto, crediamo che anche a costo zero la nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo sarebbe un progetto svantaggioso e deleterio, perché impatterebbe un versante intatto della montagna, allargherebbe un comprensorio sciistico che non ha prospettive e in estate riverserebbe ancora più gente al lago Scaffaiolo, in un delicato ambiente di crinale. A questo aggiungiamo la preoccupazione che il cantiere venga aperto “a qualunque costo” e i lavori iniziati, per poi magari lasciarli a metà, a causa di ulteriori aumenti di prezzo, come sempre “non preventivati”: al danno previsto si aggiungerebbe così il danno di una ferita aperta, sul Corno alle Scale, fino a data da destinarsi.
Forse non tutti sanno che tempo addietro la Bologna metropolitana o la Regione, non ricordo bene, aveva commissionato ad un agenzia specializzata di Milano lo studio di fattibilità economica e sociale del progetto di rinnovamento dell’impianto di risalita del Corno alle Scale. Bene quello studio ha inequivocabilmente stabilito la chiara e netta insostenibilità del progetto da diversi punti di vista…Nonostante questo la Regione o la Bologna metropolitana è andata avanti imperterrita nascondendo lo studio in un cassetto…..