Mercoledì 9 novembre la tanto attesa udienza del TAR sul caso della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo si è conclusa con un rinvio all’11 gennaio 2023.
Ne approfittiamo per fare il punto, ricapitolare quel che è successo negli ultimi mesi e spiegare perché il procedimento si sta prolungando oltre il previsto.
Il 21 dicembre 2021, come abbiamo raccontato in un precedente articolo, il TAR aveva incaricato un verificatore – il prof. Alberto Pellegrinelli dell’Università di Ferrara – di rispondere a quattro quesiti:
1. Accertare se la nuova seggiovia comporterebbe anche nuove aree sciabili e quindi un’estensione di piste e collegamenti rispetto all’esistente;
2. Determinare l’altitudine della nuova seggiovia rispetto a quella attuale (la «Direttissima»);
3. Valutare se i terreni impattati dal nuovo impianto siano incontaminati oppure già fortemente antropizzati;
4. Stabilire se la seggiovia Polla – Scaffaiolo debba essere considerata un nuovo impianto oppure un adeguamento tecnologico e modifica dell’esistente.
Il verificatore ha concluso la sua relazione il 6 maggio 2022. Le controparti hanno fatto le loro osservazioni e il 24 maggio il prof. Pellegrinelli ha depositato il documento definitivo, completo delle sue risposte.
Ecco in sintesi quello che ha rilevato:
1. Utilizzando la cartografia del progetto «le aree sciabili sono risultate maggiori rispetto alle pre-esistenti di una quantità pari a circa 22.400 mq». Per farsene un’idea, si tratta della superficie di tre campi da calcio. Utilizzando invece le mappe regionali sull’uso del suolo si nota che verrebbero trasformati in nuovi collegamenti circa 17890 metri quadrati di “prateria e brughiera di alta quota”. Eppure, i proponenti hanno sempre garantito che il nuovo impianto NON avrebbe richiesto nuove aree sciabili. Ciò premesso, la relazione sostiene che «sembra effettivamente plausibile consentire il suddetto collegamento [tra la stazione d’arrivo della nuova seggiovia e le piste esistenti] con la semplice battitura della neve» su una tratta lunga 70 metri. Si tratta però di una possibilità che il verificatore ha potuto soltanto ipotizzare, mentre chi di noi conosce bene i luoghi in versione invernale la ritiene del tutto irrealizzabile senza sbancamenti di terra e opere aggiuntive. Inoltre, l’enorme differenza che passa tra tre campi da calcio di nuove aree sciabili, come risulta dal progetto, e 70 metri di stradello “battuto”, come suggerisce il verificatore, dimostra la superficialità delle carte presentate dal comune di Lizzano. Basterebbe questo per concludere che l’opera dev’essere bloccata.
2. La stazione di partenza della vecchia seggiovia Direttissima è a 1466 metri sul livello del mare, l’arrivo a 1683 metri. Per la nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo le altitudini sono, rispettivamente, 1488 e 1783 metri. Dunque la nuova seggiovia raggiunge una quota più alta, come abbiamo sempre sostenuto ( ed era del resto evidentissimo a chiunque sapesse leggere una mappa topografica). Inoltre, visto che entrambe le stazioni, di partenza e di arrivo, hanno quote sensibilmente diverse è altrettanto chiaro che la seggiovia Polla – Scaffaiolo non è un semplice “ammodernamento” della Direttissima, ma un impianto nuovo (senza contare che prevede anche una stazione intermedia). La Regione Emilia – Romagna ha obiettato che il nuovo impianto intende sostituire anche lo skilift del Cupolino, che parte da 1640 metri e arriva a 1815, quindi 31 metri più in alto. Non è certo un caso che il Tar non l’avesse inserito esplicitamente nelle sue quattro domande per il verificatore: infatti, è davvero curioso e contro-intuitivo pensare che una nuova seggiovia ne sostituisca una vecchia… più un altro skilift che si trova da tutt’altra parte.
3. Il terzo quesito presuppone che la seggiovia Polla – Scaffaiolo impatterà nuovi terreni. Infatti chiede di che natura siano. Di conseguenza, dà anche per scontato che si tratti di un nuovo impianto, altrimenti non impatterebbe nuovi terreni. E già questo basterebbe a chiudere il discorso: l’impianto è nuovo e dev’essere quindi sottoposto a una Valutazione d’Impatto Ambientale. Ad ogni modo, per rispondere al terzo quesito il verificatore ha utilizzato la cartografia dell’uso del suolo, rilevando che verrebbero impattati 1405 metri quadri di “aree boschive” e 212 metri quadri di “prateria a brughiera d’alta quota”. Il resto rientrerebbe in terreni antropizzati in quanto, ad esempio, destinati ad “aree sportive”. Tuttavia, l’uso di un’area (rilevato nel 2014 tramite l’interpretazione di foto aeree) spesso non coincide con la sua situazione effettiva. Consultando la Carta degli habitat del Parco Regionale del Frignano si vede bene che la nuova seggiovia insisterebbe su “lande alpine e boreali”, “formazioni erbose ricche di specie” e “formazioni erbose silicicole”. Inoltre, la stazione d’arrivo sarebbe nel contesto del lago Scaffaiolo, oggetto di tutela paesaggistica, nonché nella Zona C del Parco Regionale Alto Appennino Modenese dove “non è consentita la costruzione di impianti sciistici ex novo” (art. 19 della norme tecniche di attuazione del piano territoriale del parco).
4. Il verificatore ha dichiarato di non essere competente per rispondere in modo “esaustivo” al quesito più importante: se l’impianto sia nuovo oppure no.
La relazione definitiva del verificatore, come detto, è stata depositata il 25 maggio: troppo a ridosso dell’udienza fissata per il 15 giugno 2022, che di conseguenza è stata rinviata al 9 novembre.
Nel frattempo, la giunta del Comune di Lizzano, mentre la verificazione era in corso, ha disposto una modifica del progetto, senza comunicare nulla né al verificatore né alle parti interessate dal procedimento del Tar. Il nostro avvocato, Cristina Gandolfi, ha dovuto quindi impugnare anche questi atti con ulteriori motivi aggiunti.
In attesa dell’udienza, si è anche riunita la conferenza dei servizi, dove i vari soggetti coinvolti hanno finora dato parere favorevole al progetto, a volte con prescrizioni da seguire in corso d’opera.
Leggendo i verbali, si rimane davvero stupiti dalla posizione della provincia di Modena, giustamente preoccupata dall’incremento del carico turistico che il nuovo impianto comporterebbe, soprattutto d’estate. Di fronte alla richiesta di una stima di questo carico, la risposta di chi propone il progetto è stata che una simile valutazione «risulta impraticabile, dato che comporterebbe indagini specifiche su settori che esulano dal contesto del progetto». Al che la provincia ha ribattuto che in una Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale (ValSAT) andrebbero «individuati, descritti e valutati i potenziali impatti delle soluzioni prescelte e le eventuali misure idonee ad impedirli, mitigarli o compensarli». «In altre parole – ha concluso – non appare condivisibile ritenere estranea al contesto del progetto la precisa individuazione dei servizi essenziali richiesti dai fruitori dell’impianto.» Eppure, a fronte di tutto questo, la provincia di Modena ha ritenuto di dare un parere positivo, per quanto di sua competenza, a condizione che i servizi igienici, l’approvvigionamento idrico, lo smaltimento e la gestione dei rifiuti siano «commisurati al numero giornaliero di presenze che potrà raggiungere il crinale attraverso l’impianto in progetto». Sarebbe come dare il benestare per una festa, nel proprio monolocale, con cinquemila invitati, a patto che ci siano abbastanza sacchi dell’immondizia e da bere per tutti. Senza contare che il rifugio Duca degli Abruzzi, al lago Scaffaiolo, ha proprio uno storico problema di acqua, che nei giorni scorsi ha colpito anche l’intero territorio del comune di Lizzano, dove l’acqua è stata portata con le autobotti, mentre qualcuno si prepara a consumarne ettolitri per produrre neve artificiale.
Tutto questo accumulo di nuovi documenti, dovuto al fatto che il Comune di Lizzano ha voluto procedere con delibere, modifiche al progetto e sedute della conferenza di servizi, ha portato il Tar a decidere per il rinvio dell’udienza, così da consentire un’istruttoria completa, sul contenuto del provvedimento e sul procedimento finale.
Ciò comporterà un’ulteriore lavoro per il nostro avvocato e ulteriori spese per noi.
Ma ormai, come si dice, siamo in ballo: e speriamo che questa sia l’ultimo giro di valzer.
Vorrei dire questo: i vari enti pubblici coinvolti “hanno già deciso che di deve fare” perchè è volonta della Regione che si faccia. Modificheranno il progetto mille volte ma politicamente è già deciso Valutazione di Incidenza si o Valutazione di Incidenza no. Al momento le motivazioni di alcuni esponenti di Enti pubblici del Bolognese coinvolti territorialmente sono (li ho sentiti con le mie orecchie): “così possiamo portare su i disabili”, “così d’estate l’impianto potrà portare su gli escursionisti”, “così sempre d’estate portiamo su i mountain biker per fare down hill”, “in sede di pianificazione del parco (quello bolognese) quell’area era già stata destinata al nuovo impianto”, “sono già stati stanziati i finanziamenti e non si può più tornare indietro”……Insomma mi sembra come una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere il suo traguardo senza considerare i morti che lascerà sul suo percorso…Non so se rifarsi solo alla legge sarà sufficiente per fermarla. Ci vorrebbe veramente una sollevazione di popolo pacifica ma ferma ed indignata!
La situazione è proprio come la descrivi e le frasi che riporti le abbiamo sentite ripetere mille volte anche noi. Anche se vincessimo il ricorso al TAR, siamo certi che i sostenitori del nuovo impianto andranno avanti col progetto. Intanto, però, le tesi contrarie all’allargamento si sono fatte strada, hanno avuto il tempo di esprimersi. In sede di conferenza dei servizi, soggetti pubblici come la provincia di Modena hanno approvato il progetto, ma con importanti riserve. Il Comune di Lizzano e la Regione faticano a presentare un progetto esecutivo, perché le crticità emerse sono davvero tante. Una Valutazione di Impatto Ambientale ne farebbe emergere ancora di più e questo, crediamo, renderebbe ancora più ampia la base di persone disposte a manifestare, pacificamente ma con fermezza, la loro opposizione alla nuova seggiovia e ai piani di allargamento del comprensorio, con i collegamenti verso la Toscana. Perché, è bene ripeterlo, nessuno di noi ha mai detto che da domani bisogna smettere di sciare al Corno alle Scale e smantellare tutti gli impianti: quel che ci sembra assurdo è che li si voglia ampliare, visto che già si fatica a innevare quel che c’è, con grandi consumi di energia e di denari pubblici.