10 domande ai sindaci della montagna bolognese – #2. Grizzana Morandi

Continuiamo la serie di risposte alle nostre 10 domande da parte dei sindaci eletti a giugno nel territorio della montagna bolognese. Questa seconda puntata (qui la prima) è dedicata a Grizzana Morandi.

Le risorse sono poche: se si impiegano nel settore sbagliato, poi mancano in altri che sono decisivi per lo sviluppo sostenibile. In montagna si intende continuare a sostenere il settore degli impianti di risalita (seggiovie, funivie ecc. a quote inferiori ai 2000 m) oppure no?

Concordiamo che le risorse vadano concentrate su investimenti in linea con gli obiettivi di sostenibilità che ci proponiamo nel governo del nostro territorio. Ad esempio nel nostro programma auspichiamo l’investimento di risorse nel potenziamento delle linee ferroviarie, mentre esprimiamo opposizione al progetto di bretella stradale Reno-Setta.

In questa ottica investire in impianti funzionali ad attività turistiche purtroppo sempre meno sostenibili a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, appare inopportuno.

l cammini hanno dimostrato di essere realmente sostenibili sul piano ambientale (cfr. Via degli Dei) e in grado di creare e mantenere un’economia sana in collina e in montagna. Cosa si propone per dare più “spazio” a percorsi e cammini a piedi? Quali progetti si intendono sostenere?

Il nostro programma per lo sviluppo delle attività economiche è imperniato sull’incentivazione di attività turistiche a basso impatto mediante il supporto informativo e logistico ai cammini e ai percorsi cicloturistici, e lo stimolo allo sviluppo della necessaria capacità ricettiva.

Questa centralità è stata opportunamente ribadita anche nelle linee strategiche sulle quali si basa il PUG attualmente in fase di assunzione.

l tragici eventi delle alluvioni del maggio ’23 hanno messo in luce l’inadeguatezza delle scelte del passato. Si intende fermare la costruzione di nuovi insediamenti in aree ad alto rischio idraulico oppure no?

Il PUG già citato, in linea con il PTM sovraordinato, esclude nuovi insediamenti al di fuori del territorio già urbanizzato, il quale nel nostro comune NON include nessuna area esondabile.

La vegetazione in alveo fluviale evita l’erosione delle sponde e diminuisce la velocità dell’acqua durante le piene favorendo la ricarica delle falde. Ciò nonostante si continua a tagliare milioni di alberi lungo i corsi d’acqua della nostra Regione (le famose “pulizie”…), aggravando il rischio idraulico, idrogeologico e ambientale. Si, continuerà a tagliare milioni di alberi lungo i corsi d’acqua della nostra Regione com’è stato fatto fino al 2023? Si intende continuare a tagliare alberi per alimentare le centrali a biomassa?

Il fenomeno da voi menzionato non ha riscontri nel territorio del nostro Comune. Pur condividendo il principio da voi espresso per cui i rischi idraulici non si affrontano rendendo più veloce lo scorrimento dei corsi d’acqua, ma preservando invece la capacità espansiva nelle aree esondabili, riteniamo però che debbano essere realizzati gli interventi necessari a prevenire, in caso di piene, l’accumulo di materiale di grosse dimensioni a ridosso dei manufatti quali i ponti con il conseguente rischio di “effetto diga”.

La siccità del 2022 ha messo in crisi decine di migliaia di aziende agricole. Anche nel 2023 la scarsità di neve e di pioggia ha creato gravi problemi economici e ambientali. Ridare spazio ai fiumi, allargando gli argini ovunque possibile e costruire casse di espansione, sono le uniche soluzioni possibili. Si intendono attuare progetti in tal senso oppure si vuole continuare con le “pulizie”?

Riteniamo che in aggiunta agli interventi da voi suggeriti andrebbe considerata con favore anche la realizzazione di piccoli bacini di accumulo distribuiti sul territorio.

Le foreste vetuste (foreste abbandonate da lungo tempo) sono le più efficienti per assorbire e stoccare la CO2 nonché per preservare la biodiversità. Quali decisioni politiche si intendono prendere per destinare il 10% delle foreste esistenti a foreste vetuste, a libera evoluzione?

La situazione attuale delle aree boschive dell’appennino vede una percentuale di foreste non gestite e quindi “a libera evoluzione” sicuramente maggiore del 10%. Auspichiamo una valutazione “laica” del corretto punto di equilibrio tra la difesa del valore ambientale di queste aree e il contributo che una sostenibile gestione di altre aree boschive può dare alla difesa idrogeologica del territorio.

Le aree protette sono indispensabili per la difesa della biodiversità e l’economia sostenibile. Eppure le aree protette nella nostra Regione stanno morendo per mancanza di fondi e normativa inadeguata. L’intera macroarea dell’Emilia Orientale ha soltanto 3 guardie; Il Parco della Vena del Gesso Romagnola non ne ha nessuna. Cosa si intende fare per invertire la rotta?

Auspichiamo una migliore gestione, da parte degli enti competenti, delle aree protette che costituiscono un importante patrimonio naturale per il nostro territorio.

L’agricoltura biologica è in espansione e sempre maggiori sono le richieste di prodotti che vengono da questo settore; sarebbe indispensabile sostenere meglio l’agricoltura biologica con particolare attenzione alle aziende ubicate in aree protette. Si intende investire in modo sostanziale in agricoltura biologica, nella rinaturazione del 4% dei territori agricoli (come indicato dalla UE) e nel sostegno alle attività tradizionali sostenibili (ad esempio la pastorizia) ?

L’agricoltura biologica e di qualità è sicuramente la più adatta alle caratteristiche peculiari del nostro territorio. Vediamo con favore e intendiamo agevolare l’insediamento e lo sviluppo di nuove imprese agricole con il recupero di aree agricole, in particolare per produzioni di qualità e/o biologiche.

Per quanto riguarda la rinaturazione dei territori, nelle aree appenniniche lo spopolamento avvenuto negli ultimi decenni ha purtroppo comportato la trasformazione di una percentuale ben maggiore di territori agricoli in aree selvatiche quindi nei nostri territori non appaiono necessarie politiche attive in tal senso.

La caccia, così com’è attuata, costituisce una grave minaccia diretta e indiretta alla biodiversità e ostacola altre forme sostenibili di uso del territorio (per esempio i cammini). Le forze politiche cui ci rivolgiamo intendono continuare a sostenere la caccia con normative ad hoc (es.: calendario venatorio, specie cacciabili, alimentazione delle specie selvatiche a scopo venatorio)?

Le politiche venatorie non sono di competenza dei Comuni. L’attività venatoria nelle nostre zone, che va comunque esercitata nel pieno rispetto delle normative vigenti, non appare svolgersi con modalità particolarmente aggressive. Occorre però vigilare e opportunamente informare i cittadini per evitare pericolosi allarmismi riguardo la aumentata presenza di alcune specie (es. il lupo), che potrebbero generare inaccettabili fenomeni di bracconaggio.

Il consumo di suolo e l’uso crescente delle fonti fossili sono le più gravi e dirette minacce per il clima e la biodiversità. Le forze politiche cui ci rivolgiamo intendono modificare la L.R. 21/12/2017, n.24 per disporre di uno strumento urbanistico che consenta di azzerare seriamente il consumo di suolo? Il trasporto su gomma e gli impianti che producono energia con uso dei combustibili fossili (e biomasse derivate dal taglio di alberi!) sono fonti di gran parte delle emissioni clima-alteranti. Quali scelte si intendono fare per ridurre le emissioni e aumentare l’adattamento delle grandi città alle ondate di calore?

Il PUG in fase di assunzione, e le politiche di tutela del territorio rurale incorporate nel PTM vigente, consentiranno una limitazione rigorosa del consumo di suolo per utilizzi residenziali. Il rischio di trasformazione di territorio rurale mediante l’applicazione dell’articolo 53 della legge regionale, non appare concreto nelle aree montane. Correttivi a questo articolo andrebbero comunque considerati per contrastarne l’impatto nelle zone di pianu


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