Vi proponiamo la quarta puntata della nostra serie con le stesse dieci domande rivolte alle amministrazioni della montagna bolognese (le altre tre sono qui). Leggiamo le risposte di Bruno Pasquini, sindaco di Monzuno.
Le risorse sono poche: se si impiegano nel settore sbagliato, poi mancano in altri che sono decisivi per lo sviluppo sostenibile. In montagna si intende continuare a sostenere il settore degli impianti di risalita (seggiovie, funivie ecc. a quote inferiori ai 2000 m) oppure no?
La valutazione da fare sta, secondo noi, come sempre nel rapporto costi/benefici, da intendersi non solo sulla dimensione economica ma anche più in generale sulla sopravvivenza della vita della montagna. Qualsiasi intervento legato agli sport invernali ha un “costo ecologico”, come peraltro vale in generale per qualsiasi processo produttivo o di mantenimento, bisogna capire come mitigare l’impatto. Tanto più quando, come nel caso della nostra provincia, l’area di intervento è un Parco Regionale noto per alcune peculiarità naturalistiche che contrastano con l’intervento umano.
l cammini hanno dimostrato di essere realmente sostenibili sul piano ambientale (cfr. Via degli Dei) e in grado di creare e mantenere un’economia sana in collina e in montagna. Cosa si propone per dare più “spazio” a percorsi e cammini a piedi? Quali progetti si intendono sostenere?
Nel programma elettorale abbiamo evidenziato la creazione di isole verdi o aree pic-nic, i due progetti “Adotta un punto verde” e “Adotta un tratto di sentiero” che vogliono coinvolgere e responsabilizzare i cittadini più motivati nel mantenimento sia delle aree verdi che dei sentieri. Inoltre, insieme al CAI andremo a valorizzare la rete sentieristica locale, puntando allo sviluppo della Via degli Dei la Via della Lana e della Seta e alla promozione di nuovi sentieri come BOM Art Trail
l tragici eventi delle alluvioni del maggio ’23 hanno messo in luce l’inadeguatezza delle scelte del passato. Si intende fermare la costruzione di nuovi insediamenti in aree ad alto rischio idraulico oppure no?
In questo contesto il ruolo del Comune per le aree di territorio fortemente colpite dall’alluvione è quello di partecipare attivamente e fattivamente alla messa in sicurezza del territorio ed assistere da vicino, come peraltro da subito fatto, i cittadini maggiormente in difficoltà a causa degli eventi calamitosi. Uno dei punti più importanti del nostro programma è quello di attivare un percorso con Università di Bologna e Protezione Civile per il monitoraggio del territorio per la sicurezza ambientale: dai risultati ne usciranno anche indicazioni importanti e utili per una urbanizzazione sicura.
La vegetazione in alveo fluviale evita l’erosione delle sponde e diminuisce la velocità dell’acqua durante le piene favorendo la ricarica delle falde. Ciò nonostante si continua a tagliare milioni di alberi lungo i corsi d’acqua della nostra Regione (le famose “pulizie”…), aggravando il rischio idraulico, idrogeologico e ambientale. Si, continuerà a tagliare milioni di alberi lungo i corsi d’acqua della nostra Regione com’è stato fatto fino al 2023? Si intende continuare a tagliare alberi per alimentare le centrali a biomassa?
Al di là degli interventi necessari a seguito dell’alluvione, nel comune di Monzuno non si sono realizzati tagli lungo i corsi d’acqua. Come le altre amministrazioni anche il Comune di Monzuno ha pubblicizzato la raccolta di legname caduto nell’alveo dei corsi d’acqua. La centrale a biomassa realizzata nel nostro territorio viene alimentata con legname proveniente da interventi di taglio su Monte Venere riguardanti le pinete di pino nero austriaco realizzate in prevalenza tra gli anni ’30-’50 del secolo scorso e, in piccola parte negli anni ’70-’80, per dare spazio alla ricrescita naturale di piante autoctone appenniniche.
La siccità del 2022 ha messo in crisi decine di migliaia di aziende agricole. Anche nel 2023 la scarsità di neve e di pioggia ha creato gravi problemi economici e ambientali. Ridare spazio ai fiumi, allargando gli argini ovunque possibile e costruire casse di espansione, sono le uniche soluzioni possibili. Si intendono attuare progetti in tal senso oppure si vuole continuare con le “pulizie”?
Il Comune non ha competenze sulla gestione delle acque, tuttavia i risultati di mala gestione e trascuratezza della rete idrica naturale ha portato alle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Gli interventi che devono essere effettuati vanno supportati da aggiornate e approfondite indicazioni tecniche, che talvolta sono difficili e costose da realizzare ma danno buone garanzie di successo dell’opera che si sta realizzando. Come sempre nella valutazione di una strategia di intervento bisogna coniugare le esigenze tecniche con tutte le altre, e non sempre è facile farlo.
Le foreste vetuste (foreste abbandonate da lungo tempo) sono le più efficienti per assorbire e stoccare la CO2 nonché per preservare la biodiversità. Quali decisioni politiche si intendono prendere per destinare il 10% delle foreste esistenti a foreste vetuste, a libera evoluzione?
La nostra Amministrazione vuole tutelare le i boschi e le foreste. Riteniamo però opportuno che i boschi siano tutelati e gestiti in modo da creare un benessere economico per il nostro territorio. Il comune di Monzuno potrà essere partecipe per interventi a livello legislativo regionale o nazionale per tutelare le foreste vetuste con l’indicazione che nel quadro legislativo siano agevolate le attività umane che possano, nel rispetto delle norme ambientali, promuovere l’economia.
Le aree protette sono indispensabili per la difesa della biodiversità e l’economia sostenibile. Eppure le aree protette nella nostra Regione stanno morendo per mancanza di fondi e normativa inadeguata. L’intera macroarea dell’Emilia Orientale ha soltanto 3 guardie; Il Parco della Vena del Gesso Romagnola non ne ha nessuna. Cosa si intende fare per invertire la rotta?
L’amministrazione comunale di Monzuno ha sempre collaborato, in questi anni, con la Macroarea Emilia – Orientale. Crediamo che i parchi debbano diventare attrattori, soprattutto in ambito turistico, d’investimenti. In questo modo ci saranno risorse per una collaborazione attiva con le associazioni che si occupano di tutela dell’ambiente e sopperire alla mancanza di guardie.
Occorrerà, altresì, richiedere alla Regione Emilia – Romagna e allo Stato un progetto pluriennale di investimenti per sopperire alla mancanza di personale e una normativa adeguata ai tempi.
L’agricoltura biologica è in espansione e sempre maggiori sono le richieste di prodotti che vengono da questo settore; sarebbe indispensabile sostenere meglio l’agricoltura biologica con particolare attenzione alle aziende ubicate in aree protette. Si intende investire in modo sostanziale in agricoltura biologica, nella rinaturazione del 4% dei territori agricoli (come indicato dalla UE) e nel sostegno alle attività tradizionali sostenibili (ad esempio la pastorizia) ?
In questo settore sarà importante la collaborazione fra tutti gli enti interessati per fornire supporto economico e legislativo che possano aiutare le aziende. Dobbiamo, altresì, fare in modo che le aziende escano dalla dimensione piccola o piccolissima in modo che possano offrire più posti di lavoro e, di conseguenza, evitare lo spopolamento del nostro territorio.
La caccia, così com’è attuata, costituisce una grave minaccia diretta e indiretta alla biodiversità e ostacola altre forme sostenibili di uso del territorio (per esempio i cammini). Le forze politiche cui ci rivolgiamo intendono continuare a sostenere la caccia con normative ad hoc (es.: calendario venatorio, specie cacciabili, alimentazione delle specie selvatiche a scopo venatorio)?
La gestione faunistico-venatoria (non banalmente la caccia) ha il suo riferimento normativo nella LN 157/92. Circa nello stesso periodo veniva promulgata anche la LN 394/91 che sanciva l’esistenza di aree del territorio nazionale a diverso grado di protezione. Proprio la 157/92 ha preso molti spunti dal recepimento della Direttiva Uccelli 79/409/CEE, mentre integrazioni importanti sulla protezione dell’ambiente sono state apportate dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE.
A livello regionale l’Emilia-Romagna, forte anche della presenza di una sede ISPRA sul proprio territorio, ha sempre sviluppato sue norme e regolamenti del tutto in linea con il quando normativo appena riportato, e dopo circa 30 anni di applicazione la situazione faunistica e ambientale è di tutto rispetto nel confronto con tante altre realtà nazionali.
Il consumo di suolo e l’uso crescente delle fonti fossili sono le più gravi e dirette minacce per il clima e la biodiversità. Le forze politiche cui ci rivolgiamo intendono modificare la L.R. 21/12/2017, n.24 per disporre di uno strumento urbanistico che consenta di azzerare seriamente il consumo di suolo? Il trasporto su gomma e gli impianti che producono energia con uso dei combustibili fossili (e biomasse derivate dal taglio di alberi!) sono fonti di gran parte delle emissioni clima-alteranti. Quali scelte si intendono fare per ridurre le emissioni e aumentare l’adattamento delle grandi città alle ondate di calore?
l consumo di suolo va evitato cercando di recuperare il patrimonio immobiliare vetusto e che magari era utilizzato per altri scopi. Vogliamo però che sia tutelata l’area montana e che il consumo di suolo non diventi un mantra per non poter recuperare vecchie borgate che, abbandonate da tempo, potrebbero rivivere dando una piccola quota di aumento della cubatura delle abitazioni. Le famiglie sono cambiate e se una casa poteva andare bene 60 anni fa non è detto che la stessa casa possa soddisfare i bisogni di una famiglia di oggi.
Bisogna ripensare il sistema di trasporto e lasciare il trasporto su gomma solo per l’ultimo miglio. E’ altresì vero che la società di oggi utilizza in modo massiccio il commercio online e questo aumenta il traffico e i mezzi su strada per non parlare dell’inquinamento provocato dal trasporto aereo delle merci.
Le città bisogna ripensarle adottando, come stanno facendo altri stati, politiche urbanistiche nuove che incentivino la creazione di giardini pensili, tetti verdi e nuove aree verdi.