Ieri, 12 febbraio, la sezione quarta del Consiglio di Stato, in nome del popolo italiano, ha respinto il nostro ricorso contro la sentenza del TAR per l’Emilia-Romagna n. 275 del 8 maggio 2023. Ovvero ha ritenuto che il progetto della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo, sul Corno alle Scale, non debba essere sottoposto a una Valutazione d’Impatto Ambientale.
In altri termini, ha stabilito che una nuova seggiovia non è davvero nuova. Sapevamo che esistono delle discrepanze tra la lingua di Dante e il gergo del diritto amministrativo, tuttavia abbiamo creduto, pervicacemente, che la nostra azione legale fosse giustificata anche sul piano della legge, che la si potesse vincere, bloccando il progetto, e non solo contribuendo a ritardarlo, come siamo comunque riusciti a fare.
E’ un risultato che ci amareggia, una notizia terribile, perché in questo contenzioso abbiamo speso tempo, energie, intelligenza e denaro, frutto di raccolte popolari molto partecipate. Quando parliamo del nostro ricorso, non ci riferiamo alle associazioni che lo hanno presentato, ma a coloro che lo hanno sostenuto in questi anni: centinaia e centinaia di persone.
Resta comunque il lavoro informativo che siamo riusciti a portare avanti, i rapporti stretti con altre realtà, anche a livello nazionale, e il desiderio, ancor più determinato, di inventare mille altri modi per opporci a un progetto insensato, obsoleto e malsano.
I giudici hanno quantomeno ritenuto di compensare le spese legali, considerando quindi che i nostri motivi fossero legittimi e fondati, ancorché da respingere. Non dovremo quindi pagare nulla ai soggetti che hanno vinto sul piano formale.
Già, formale. Perché sul piano sostanziale, non ci pare una gran vittoria, quella della regione Emilia-Romagna. Una regione dove si potrà costruire una nuova seggiovia quadriposto, con tre stazioni, con arrivo a 1782 metri, in barba a tante belle parole sulla necessità di fermare la crisi climatica, il consumo di suolo, lo sperpero di energia e di denaro pubblico, la distruzione degli ecosistemi, il turismo insostenibile.
I giudici ci hanno dato torto. Siamo ancora dell’idea che il presente, ben prima dei «posteri», ci stia dando ragione.
L’opposizione civile a quella infratuttura che contrasta pesantemente ogni prospettiva di difesa ambientale e’ da collegare alla vera e propria aggressione della rendita finanziaria nelle nostre preziose città di cui si immagina la espulsione degli abitanti a favore di un turismo devastante
Quindi coraggio per una svolta civile e quindi politica per la salute del territorio e del pianeta
Oramai l’attacco alla Natura, alla vita è palese e sotto gli occhi di tutti e in tutto il pianeta, i politici non hanno la forza, le palle di andare contro agli interessi delle multinazionali, sta a noi muoversi e agire in difesa di un’altra vita veramente pulita e sostenibile, non ci verrà a salvare nessuno ….dipende da noi. Uniamoci e organizziamoci in nome dell’amore per la vita.